I VILLAGGI

Alla scoperta di Ganzirri, il borgo dei pescatori, e Torre Faro, il villaggio tra i due mari.

Ganzirri

Ganzirri con i caratteristici vicoli stretti e con le case basse, rappresenta il tipico borgo marinaro. Infatti è un paese molto rinomato dal punto di vista turistico, ma possiede anche un nucleo di abitanti degno di nota appartenenti a famiglie ormai radicate nella zona. Insieme a Torre Faro, forma la punta nord orientale della Sicilia.

Dagli arabi questo territorio sarebbe stato chiamato Ghadir-Al-Khanziri, cioè il “Pantano dei Cinghiali“. La parola “ghadir” significa appunto “stagno, paludi”, un’area dove l’acqua piovana si raccoglie a formare dei laghi acquitrinosi poco profondi. La voce attuale deriva dalla corruzione dialettale dell’aggettivo Al-Khanziri (“del Cinghiale”), a sottolineare quanto questo animale fosse particolarmente diffuso e facilmente avvistabile.

Nel comprensorio di Ganzirri si trova per l’appunto il lago, detto il Lago Grande o Pantano Grande (il Lago di Ganzirri) adiacente e collegato al Lago Piccolo o Pantano Piccolo (il Lago di Torre Faro) tramite il canale dei Margi. Il lago di Ganzirri è inoltre collegato direttamente con il Mare Ionio, mentre quello di Torre Faro con il Mar Tirreno. Rinomati in tutta la Sicilia sia per la tradizionale attività di molluschicultura sia come frequentata zona di villeggiatura dello Stretto, da qualche anno il lago di Ganzirri è stato inserito nell’area de la Riserva Naturale Orientata della Laguna di Capo Peloro (il cui nome deriva dalla sua posizione a ridosso dei monti Peloritani) istituita dalla regione il 21 giugno 2001 e che copre una superficie di 68,12 ettari a terra.

Torre Faro

Intorno al 1700 alcuni abitanti di Casale di Faro (Faro Superiore), essendo terminate le incursioni saracene e piratesche, si stabilirono a Capo Peloro in quanto essendo per lo più pescatori potevano vivere vicino alle loro barche, reti e strumenti di pesca, potendo così dedicarsi a tempo pieno al lavoro sul mare. Ebbe così inizio la nascita del nuovo villaggio che venne chiamato Torre Faro.

Poiché a quell’epoca il mare era molto pescoso ed offriva un’ottima fonte di guadagno, il paese andò ingrandendosi sempre più e nel 1747 venne costruita la chiesa della Sacra Lettera a cui l’arcivescovo di Messina concedette l’autonomia mentre i pescatori e tutti gli abitanti s’impegnarono a versare una quota dei loro guadagni per sostenere l’allora piccola cappella. Nello stesso tempo, quasi sulla spiaggia di Punta Sottile, così è chiamata la lingua di sabbia di Capo Peloro, venne edificato un “lanternino” dal lato Ionio, con luce verde e rimosso poi con la costruzione del Pilone. Rimane tuttora la struttura cilindrica di cemento, ricovero di anziani e giovani che al riparo del sole e del vento conversano del mare e col mare.

Il villaggio è andato via via crescendo, dopo la distruzione del terremoto del 1908 e dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, disordinatamente, senza un preciso piano regolatore, tra i due mari e i laghi, bonificati nell’800 dagli inglesi che aprirono canali di comunicazione col mare e che consentirono di liberare i pantani dalla malaria, grazie al ricambio delle acque.